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LA GENEALOGIA
Figli di Stige e Pallante, fratelli di Zelos e Nike.
Cratos è personificazione della forza e del potere, Bia del vigore, dell’energia e della potenza, Zelos della rivalità e Nike, la più conosciuta, della vittoria.
Al tempo della guerra contro i Titani, Stige mise i quattro figli al servizio di Zeus e da quel momento vigilano sul trono dell’Olimpio folgoratore.
Alcune fonti
- Cratos e Bia: Esiodo, Teogonia, 383-403
- Cratos e Bia: Eschilo, Prometeo Incatenato, 1-87
- Cratos e Bia: Eschilo, Coefore, 244ss. [da aggiungere]
- Cratos e Bia: Platone, Protagoras 321d. [da aggiungere]
- Cratos e Bia: Pseudo-Apollodoro, Bibliotheca 1.9. [da aggiungere]
- Cratos e Bia: Pseudo-Hyginus, Prefazione. [da aggiungere]
- Bia: Pausania, Descrizione della Grecia.[da aggiungere]
- Bia: Plutarco, Vite Parallele.[da aggiungere]
Ἡσίοδος, Θεογονία, 383-403 | Esiodo,Teogonia, 383-403 |
Στὺξ δ’ ἔτεκ’ Ὠκεανοῦ θυγάτηρ Πάλλαντι μιγεῖσα |
Stige, figlia di Oceano, generò, unita a Pallante, |
Αἰσχύλος, Προμηθεύς δεσμώτης, 1-87 | Eschilo, Prometeo incatenato, 1-87 |
Κράτος |
Cratos Agli estremi confini eccoci giunti già della terra, in un deserto impervio tramite de la Scizia. Ed ora, Efèsto, compier tu devi gli ordini che il padre a te commise: a queste rupi eccelse entro catene adamantine stringere quest’empio, in ceppi che non mai si frangano: ch’esso il tuo fiore, il folgorio del fuoco padre d’ogni arte, t’involò, lo diede ai mortali. Ai Celesti ora la pena paghi di questa frodolenza, e apprenda a rispettar la signoria di Giove, a desister dal troppo amor degli uomini. Efèsto Bia, Cratos, gli ordini di Giove già compiuti per voi furono; e nulla piú vi trattiene. Ma legare su questo abisso procelloso un Nume ch’è del mio sangue, non mi regge il cuore. E forza è pure che mi regga. Gli ordini trasandare del padre, è dura prova. Oh di Tèmide giusta audace figlio,malgrado tuo, malgrado mio, con bronzei ceppi, che niuno a scioglier valga, a queste cime deserte io ti configgerò,dove né voce udrai, né forma d’uomo vedrai: del sole arso a la fiamma rutila, tramuterai de la tua cute il fiore: a tuo sollievo asconderà la notte con lo stellato suo manto la luce, ed ecco il sole dissipa di nuovo la mattutina brina. E col suo peso il mal presente ognor ti crucierà: ché non ancor chi ti soccorra è nato. Dell’amor pei mortali è questo il frutto. Poiché senza temer l’ira dei Numi,Nume tu stesso, indebiti favori agli umani largisti. Ora, in compenso, vegliar dovrai questa dogliosa rupe, senza mai sonno, in pie’, senza mai flettere le tue ginocchia, e cento ululi e gemiti invano leverai: ché il cuor di Giove nessuna prece lo commuove; ed aspro è ciascun che di fresco ebbe il potere. Cratos Ehi, nel compianto indugi? È vano! Il Nume infestissimo ai Numi non aborri che il privilegio tuo concesse agli uomini? Efèsto Parentela, amicizia, han gran potere! Cratos Certo. Ma trasgredir del padre gli ordini si può? Non hai maggior tema di questo? Efèsto Spietato sempre e tracotante sei! Cratos Che medela è il compianto? Or vana pena non ti dare per ciò che nulla giova! Efèsto Oh magisterio mio troppo odïoso! Cratos Tu l’odi? E perché mai?… Di queste pene in verità, nessuna colpa ha l’arte. Efèsto Pur, quest’arte l’avesse altri in retaggio! Cratos Gravoso è tutto, tranne aver dei Superi l’impero; e niuno, tranne Giove, è libero. Efèsto Ne ho qui le prove. E nulla ho da ribattere. Cratos Spàcciati, dunque, avvolgilo di ceppi, ché nell’indugio non ti scorga il padre. Efèsto Scorger gli anelli puoi nelle mie mani. Cratos Con vigore con forza ai polsi strettolo, picchia il martello, ed alla rupe inchiodalo. Efèsto Compiuta è l’opra, e non caduta in fallo. Cratos Batti di piú, non allentare, stringi: anche d’impervie strade il passo ei trova. Efèsto Questo braccio è saldato, e niun lo scioglie. Cratos Saldo configgi l’altro, ora: ed apprenda quanto egli a Giove di scaltrezza cede. Efèsto Niuno, tranne costui, potria riprendermi. Cratos Da parte a parte, in sen, di ferreo cuneo la fiera punta forte ora conficcagli. Efèsto Ahimè! Dei mali tuoi gemo, Promèteo! Cratos Indugi ancora? Sui nemici piangi di Giove? Oh!, che su te non debba piangere! Efèsto Guarda, orrendo a mirare uno spettacolo! Cratos Veggo costui patir ciò ch’egli merita. Gittagli intorno ai fianchi ora i legami. Efèsto Lo debbo far. Ma tu non dar troppi ordini! Cratos Ordinerò, t’incalzerò per giunta: scendi giú, forte ora le gambe accerchiagli. Efèsto Fatto è ancor questo. E fu travaglio breve. Cratos Dei ceppi i chiodi saldo ora ribatti: severo è quegli che la pena infligge. Efèsto Simile al viso tuo suona la voce. Cratos Sii pur tenero, tu. Ma la protervia, l’ira, l’asprezza mia, non rampognarmi. Efèsto Andiam: ché tutto di catene è cinto. Cratos(Rivolto a Prometeo) Superbisci ora qui. Trafuga ai Numi i loro doni, ed offrili agli efimeri. Allevïare in che ti posson gli uomini or dalle pene? I Dèmoni, Promèteo ti chiamarono a torto: hai bisogno d’un preveggente a uscir da questo intrico. Traduzione a cura di Ettore Romagnoli |
Dato 3,1 | Dato 3,2 |
- http://www.perseus.tufts.edu (in inglese)
- https://www.theoi.com/Daimon/Kratos.html (in inglese)
- https://www.theoi.com/Daimon/Bia.html (in inglese)
- http://www.theoi.com/Text/HesiodTheogony.html (in inglese)
- http://www.theoi.com/Text/HyginusFabulae1.html (in inglese)
- https://www.theoi.com/Text/Pausanias1A.html (in inglese)
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